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Cenni storici. Gran parte delle notizie riportate nel seguito sono tratte dal libro di ANTONIO CRECCHIA - scrittore e storico di Tavenna - dal titolo :"Tavenna dalle origini alla Grande Guerra"

TAVENNA, TERRA DI FRENTANI
L'attuale regione tavennese era occupata, all'inizio delle guerre sannitiche (anno 341 a.C.), da popolazioni italiche abbastanza omogenee per caratteri linguistico-culturali, i frentani, popolazione di origine illirica che ha subito un processo di fusione con una autoctona, residente già dal Neolitico. Teneva il proprio dominio nella regione relativa all'alto Molise.
Il principale centro abitato fu Larinum, divenuto in seguito colonia romana. Furono spesso alleati con i Sanniti . Altri centri importanti dei Frentani furono: Epineion (Ortona) il cui significato in osco è "arsenale organizzato sul mare", Lanciano (colonia romana Anxanum), Vasto (Histonium ).

Popolo guerriero si difese sino allo stremo dal processo di romanizzazione, subendo successivamente la conquista dei Romani. Vivevano di agricoltura, pesca ed allevamento, nonchè producevano prodotti agro-alimentari.

CASALE DI TABENNA
Dal "Catalogus Baronum", che fu redatto dai re normanni negli anni che vanno dal 1150 al 1168 per stabilire e quantificare il numero di uomini e di cavalieri che ogni feudatario, allora esistente, doveva fornire all’esercito per le crociate e per difendere il regno da eventuali e sempre possibili invasioni arabe, può rilevarsi che:
"Hugone de Rocca ed il fratello Robbertus erano feudatari del filio Hugone di Ripam Albam (Ripa Alta), Monte Tylie (Montelateglia), Palatam e Tavennas". Tavenna, che è indicato nella forma plurale, si deve ritenere che fosse composto da tanti casali sparsi sul territorio.
Sulle falde di Montelateglia (anticamente, in latino, "Mons Ytiliae"), rotonda collina situata nei pressi di Tavenna, nella parte a nord del paese, vi era una Cappella denominata " Santa Maria in Basilica". Il sito è stato certamente abitato prima di Tavenna ed è luogo carico di storia. Sul posto potrebbe essere collocato un insediamento di certo rilievo già in epoca osco-sannita. (Paterno E. A.)
Durante il papato di Leone III, a Montelateglia vi fondarono un monastero i benedettini, i quali vi arrivarono nel periodo 795-816 provenienti, forse, da Montecassino. I monaci edificarono un’abbazia e tanti altri mini conventi, che erano abitati dai monaci.
Successivamente, nel XI secolo, i benedettini vi ebbero a costruire, forse perchè il precedente era stato distrutto da un terremoto, un nuovo monastero, il quale anche nel corso del secolo successivo costituì un importante punto di riferimento ed un notevole faro di aggregazione religiosa e civile per tutta la zona. E siamo all’epoca in cui sulla vicina "Tabenna" domina Brancardus.
L'importanza di Montelateglia, nei secoli successivi, ci è ulteriormente dimostrata dal fatto che a breve distanza di tempo riuscì a dare due padri generali all'Ordine dei Celestini (dei quali ivi era un convento): Padre Davide da Montelateglia, eletto nel 1344, e Padre Pietro da Montelateglia, eletto nel 1356.

Comunque, l’insediamento di Montelateglia nei secoli seguenti perse, anche se con gradualità, il fasto antico e deperì fino ad essere ridotto a poco più che un semplice villaggio.
Nel secolo XV è quasi completamente disabitato, a causa, forse, dei terremoti e, soprattutto, della peste molto frequente in quel periodo.

Don Francesco Zaccardi, arciprete di Tavenna dal 1763 al 1791, scrive che "il vicino casale di Montelateglia fu distrutto dal terremoto del 1688, quando contava ancora 10 fuochi" (10 famiglie).

Tavenna è chiamata « Casale Taberna » nella Numerazione del Regno deI 1608, e " Casale di Tabenna" nei Registri parrocchiali del 1656. Nell’idioma sIavo il suo nome è « Tàvela ».
Tavenna pare che abbia avuto origine dagli slavi, immigrati dai Comuni vicini nel periodo aragonese.
Il Galanti e il Del Re asseriscono che, ai loro tempi, in Tavenna si parlasse l'idioma slavo dalla totalità degli abitanti, come slave erano le abitudini e le costumanze. Col tempo il culto delle memorie e delle tradizioni si andò affievolendo.
Il Vegezzi - Ruscalla osserva, infatti, che nel primo censimento del nuovo Regno d’Italia eseguito nel 1861, in Tavenna non vi erano che soli sessanta anziani i quali parlavano esclusivamente slavo e non conoscevano affatto l’italiano; e nondimeno non si dichiararono di lingua slava "temendo di essere per tal fatto considerati come stranieri, mentre essi, malgrado la diversa favella, si considerano pretti e schietti italiani ».
Negli anni successivi alla proclamazione del Regno d'Italia, inizia il fenomeno dell'emigrazione, soprattutto verso l'Argentina, il Brasile e gli Stati Uniti.
Questo ha diffuso il nome di Tavenna dappertutto giacché gli emigrati ed i loro discendenti, orgogliosi della loro origine tavennese, continuano con le tradizioni della bellissima Tavenna.
 

Dal libro "TERMOLI E LA DIOCESI"
di Biagio D’Agostino Vescovo
(edito nel 1977, pp. 257-259)

TAVENNA si estende su di un colle che raggiunge 550 m. di altezza. Il paese ha avuto origine sicuramente nel secolo XII. Nella pubblicazione — già citata — riportante le decime dei secoli XIII e XIV compare nella  diocesi di Termoli già il nome di "Tavenne ".

Le denominazioni del Comune che compaiono in epoche successive come quello di "Casale Taberna" nella Numerazione del Regno del 1608 e l’altra di "Taberna", sono da ritenersi variazioni dovute alla fluidità della lingua.
Nella lingua slava il nome del paese è "Tavèla". La immigrazione della gente schiavona si ebbe verso il 1560.
La Chiesa parrocchiale dedicata a S. Maria di Costantinopoli iniziata nel 1770 fu completata nel 1773 come risulta dalla seguente iscrizione: "D. O. M. — Illirici gens cara Deo me extollere... — Deiperae Sacramenti Regiam (Regis ero) — A.D. 1773"  (Al Signore Ottimo Massimo, gli Illiri, gente cara a Dio, curano di sollevarmi. Reggia del sacramento della Deipara. Sarò di re, Anno del Signore 1773.) —  Evidentemente la iscrizione non è completa: parte di essa è andata perduta.
Nel secolo XVII il convento di S. Pietro di Montelateglia fu dato come commenda. Al tempo dell’abolizione delle commende i suoi beni furono divisi tra il Comune e il Capitolo Cattedrale di Capaccio, la cui sede Vescovile nel 1852 venne da Pio IX trasferita nell’attuale Sede di Vallo della Lucania.
Poichè sono stato Vescovo di questa Diocesi che mi rimane sempre cara nel ricordo più vivo e paterno, sento il dovere di attestare che le rendite della suddetta assegnazione furono parzialmente percepite dal Capitolo Cattedrale Vallese sin quasi allo scoppio della seconda guerra mondiale. Data la difficoltà che i coloni presentavano nel soddisfare i loro obblighi, il Capitolo di Vallo della Lucania non ritenne più opportuno insistere e generosamente rinunziò ad ogni diritto di canoni.
Il villaggio di Montelateglia, e bene notare, ebbe a dare due Padri Generali dell’Ordine Celestino: P. Davide da Montelateglia, eletto nel 1344 e il P. Pietro da Montelateglia, eletto nel 1356.
Oltre la chiesa parrocchiale il Comune possiede l’antichissima Chiesa dell’Incoronata, forse appartenente alla Famiglia Drusco.
In essa si ammirava il coro, pregevole per lavori d’intaglio e per i quadri sormontanti i 17 stalli corali. Il coro purtroppo è andato perduto, marcito dall’umidità e dal tarlo.
Sono state salvate le tele che ornavano gli specchi degli stalli e sono conservate dal Parroco. Sarebbe quanto mai conveniente interessarsi per un restauro di esse e per una loro sicura e dignitosa sistemazione.
Nella chiesa dell’Incoronata, oggi rimessa a nuovo, si ammirano le statue in legno di S. Vito e di S. Luca, nonchè le sontuose cornici barocche di cui una adorna la nicchia di S. Vito e l’altra sormonta l’altare maggiore.
Nel territorio del Comune vi era anche il Casale di Castelluccio o Castelbruzio, un tempo abitato.
La Comunità parrocchiale è costituita da circa 530 famiglie con oltre 1300 abitanti.
In Tavenna ebbe i natali l’Abate Pietrabbondio Drusco il quale nacque il 6 febbraio 1749 da Nicola ed Elisabetta Musacchio. Egli visse in gran parte a Napoli. Lasciò un manoscritto circa "L’Anarchia popolare di Napoli" in cui ebbe a dare una importante cronaca de fatti del 1799 dei quali nella città fu testimone oculare.
Il manoscritto venne poi pubblicato a Napoli nel 1884 e ancora oggi conserva il suo pregio per l’autenticità delle notizie riguardanti il turbolento periodo che Napoli ebbe ad attraversare nell’anno della rivoluzione.